Forse non tutti sanno che la Siberia occupa circa il 75% del territorio russo, e che i suoi confini vanno dal versante orientale dei Monti Urali fino alle rive dell’Oceano Pacifico in longitudine, e dalla catena montuosa degli Altaj fino alle rive del Mar Glaciale Artico in latitudine, sviluppandosi su una superficie di circa 13 milioni e 100 mila metri quadrati, davvero tanta roba. La vastissima area su cui si estende la Siberia presenta grandi diversità a seconda delle zone, alcune di esse più popolate (e magari anche un po’ meno fredde), ed altre invece più desertiche perché avvolte da un clima talmente proibitivo da non permettere segni di vita umana.
La principale caratteristica che contraddistingue queste terre così belle ma altrettanto difficili da vivere, è rappresentata dai bruschi cambi climatici e dalle escursioni termiche; ci sono infatti luoghi dove nei mesi estivi la temperatura si aggira intorno ad una media di circa 15-16 gradi, poi però la stessa crolla bruscamente in inverno fino ad arrivare anche a 50 gradi sotto lo zero, come accade ad esempio nella città di Verkojansk nei pressi del fiume Lana. Nei territori dell’estremo oriente di pertinenza russa invece, le condizioni climatiche risultano essere leggermente più accessibili, e ciò grazie alla presenza dei monsoni estivi, la cui azione fa si che le temperature medie registrino valori un po’ più ‘tiepidi’.